Rispolverare la “SORELLANZA” per sostenere la parità di genere

Dagli anni settanta, in cui il femminismo ha generato l’etica della sorellanza , ne è passata acqua sotto i ponti! Come si può riassumere in poche battute una rivoluzione che va da “Donne che amano troppo” della psicologa Robin Norwood alla splendida biografia di Virginia Woolf ripensata da Nadia Fusini in “Io possiedo la mia anima”?

Chi sa davvero cosa significhi oggi l’etica della sorellanza? È stato questo che ci ha spinto a chiederlo a voi, prendendo spunto da una storia che aveva fatto tanto notizia (se fa ancora notizia, la dice tutta): la collaboratrice assunta a tempo indeterminato dalla sua titolare subito dopo averle comunicato di essere incinta. Un esempio meraviglioso di come le donne aiutandosi superano le disparità di genere.

Eppure, abbiamo rilanciato questa parola, tanto citata, consapevoli che in realtà è scomoda per noi donne. Lo è perché è una delle battaglie più difficili che combattiamo ogni giorno, nell’amicizia, nel lavoro, nella società.

“Non è facile definire sorellanza. La Treccani dice questo: “Con significato più recente, nato negli anni ’70 del Novecento, all’interno dei movimenti femministi, sentimento di reciproca solidarietà fra donne, basato su una comunanza di condizioni, esperienze, aspirazioni: il femminismo aspirava anche a creare un nuovo spirito di sorellanza tra le donne.”

Ma oggi, nella nostra società occidentale, in cui le donne hanno conquistato tanto (anche se c’è ancora molto da fare), in cui il femminismo è insito nell’essere donna (o cosi dovrebbe essere ormai), come e dove si manifesta la sorellanza? Le nostre e le vostre risposte, tentativi di trovare un significato nuovo, senza dimenticarne lo spirito e la storia.

Un valore contro il bullismo femminile?

“E se la sorellanza fosse un valore da ringiovanire? Da riposizionare nelle dinamiche disorientate delle nuove generazioni? A scuola, nello sport, in famiglia. La sorellanza come chiave di svolta, come arma anche contro il bullismo femminile. Un fenomeno che esiste e che fa male tanto come quello maschile. Diverso, più cervellotico, per certi versi più terribile. Ferisce con la lingua più che con la violenza fisica, agisce sull’esclusione dalle relazioni, sullo sparlare alle spalle, a bassa e ad alta voce, colpisce dove sa che deve colpire: i punti deboli del corpo e del carattere, nella fase più fragile di bambine e adolescenti, quella in cui costruiscono la loro identità senza sapere ancora chi siano davvero tra insicurezze, paure, ingenuità. Insegnare alle “piccole donne” che non ci si pugnala alle spalle; che magre o grasse non c’è differenza; che la sorellanza è oggi multiculturale e ogni cultura con le sue tradizioni merita rispetto; che i “branchi” non sono fatti per sbranare ma per difendersi; che imparare ad essere alleate ora, significa guadagnarci dopo, investire in una società femminile adulta intelligente, forte, unita per combattere le disparità di genere.“

Una barricata in cui ritrovarsi?

“La sorellanza è l’arma più potente che noi donne possediamo per cambiare le cose, ad ogni livello: sociale, politico, culturale. Succede ogni giorno di tradire la sorellanza. Succede quando il terribile “se l’è cercata” riferito a donne violentate è ancora spesso un commento femminile; succede quando scommettiamo che la collega neomamma non reggerà sul lavoro; quando giudichiamo le donne che non vogliono avere figli; succede quando siamo manager seguendo il modello culturale maschile invece di rivoluzionare gli schemi ed imporre un management nuovo tutto al femminile; succede quando non sosteniamo le donne che combattono per i diritti delle donne, per paura o invidia le isoliamo quando dovremmo essere al loro fianco. La sorellanza è un concetto che va oltre ogni rivalità o complicità femminile, è un confine che dovremmo ritenere intoccabile, una barricata in cui ritrovarsi, sorretta dalla consapevolezza profonda, che ognuna di noi ha, di cosa significa essere donna.”

Sorellanza è empatia?

“Nel quotidiano di ognuna di noi sorellanza è concedere col sorriso cambi turno alla collega che ha figli piccoli, chiedere alla mamma fuori sede e senza aiuti se ha bisogno di un’ora libera e all’uscita da scuola tenerle i figli al parco a giocare coi nostri, chiamare più spesso un’amica che ha appena avuto un bambino, perché per quanto lo ami, si potrebbe sentire più sola nella sua nuova vita. Sorellanza è anche aiutare colleghe più giovani a formarsi ed integrarsi nei gruppi di lavoro. Sorellanza è empatia”.

Sorelle non si nasce, si diventa?

“Sorelle nel suo più’ profondo significato etico si diventa, non si nasce. È da questo approccio interiore che il femminismo evolve fino a trasformarsi, da astratta rivoluzione intellettuale per minoranze femminili, in fenomeno di massa come è esploso con me too e molteplici aggregazioni di gender in tutto il mondo”.

Riscoprirlo nella condivisione del dolore e nelle battaglie comuni?

“La condivisione del dolore fa della sorellanza un processo sempre più radicato nella dimensione sociale, sottraendo la solidarietà di genere alle esternazioni umorali alimentate da dinamiche psicologiche soggettive e radicandola stabilmente in forme di associazione collettiva, ancorate a traguardi legislativi impensati fino a ieri (vedi il codice rosso, la legge antiviolenza). Il principio della sorellanza è dinamico, genera un continuum di effetti e conseguenti adeguamenti della legislazione in materia femminile (e di gender in generale)”.

Sorellanza è rispetto?

“Purtroppo non è sempre così….spesso tra donne nasce una rivalità ingiustificata, dovremmo stare tutte unite ed essere più sincere tra noi senza sparlarsi di continuo alle spalle, soprattutto negli ambienti di lavoro…..non è obbligatorio andare d’ accordo con tutti ma bisognerebbe imparare a portarsi comunque rispetto”.

Riconosciamo la sorellanza anche negli uomini?

“Le donne sanno aiutarsi e lo hanno sempre fatto. Però possono anche ostacolarsi e non riconoscersi. E anche questo è sempre accaduto. Due cose potrebbero contribuire a rendere questo sentimento una risorsa di genere. Essere prima di tutto sorelle a noi stesse e riconoscere anche gli uomini come possibili sorelle. Alcuni lo possono essere”.

 

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