
P.O. una professione che piace alle donne!
professional Organizer, una figura emergente. Su 130 iscritti APOI, 126 sono donne.

Da sinistra: Procopio, Frisina, Caggiati, Grassi, Mantovani foto di Enrico Zermani
Iperconnessione, affanno collettivo, disorganizzazione, accumulo, disordine… Alcune delle parole chiave del workshop con talk “Organizzati, si vive e lavora meglio”, tenutosi nei giorni scorsi al Museo d’Arte Cinese ed Etnografico di Parma.
L’evento, organizzato in occasione della Settimana dell’Organizzazione 2025 (21-27 marzo), è stato promosso da Associazione Esplora APS, Parma Da Vivere e Ufficio Stampa LAB, in collaborazione con il blog Parmaforwomen.
Moderato dalle giornaliste Francesca Caggiati e Rosaria Frisina, l’incontro ha coinvolto esperti del settore in un dialogo interattivo ricco di spunti pratici.
Le protagoniste del workshop sono state Francesca Procopio e Sara Mantovani, Professional Organizer (P.O.) certificate APOI, che hanno illustrato strategie per il decluttering, la gestione del tempo e l’ottimizzazione della produttività sul lavoro.
Il talk successivo ha approfondito anche l’aspetto psicologico dell’organizzazione grazie all’intervento della psicologa e psicoterapeuta Simona Grassi, che ha esplorato le radici dell’accumulo compulsivo e della procrastinazione.
L’incontro ha offerto una nuova prospettiva sull’organizzazione personale, dimostrando come un migliore controllo del proprio ambiente possa tradursi in maggiore serenità e produttività. I partecipanti hanno ricevuto strumenti pratici da applicare fin da subito per migliorare la propria vita e il proprio lavoro.
IL MULTITASKING, UN MITO DA SFATARE
“Sono multitasking!” Quante volte sentiamo pronunciare questa frase, e anche con orgoglio? Eppure, il workshop ha sfatato questo mito.
“In realtà, il nostro cervello non è fatto per svolgere più compiti contemporaneamente,” spiega Procopio. Anche se ci sembra di riuscirci, infatti, gli studi dimostrano che il multitasking ha un costo elevato: affatica il corpo e la mente e aumenta il rischio di errori.
“Il multitasking aumenta la produzione di cortisolo, l’ormone dello stress, e di adrenalina, l’ormone della reazione ‘lotta o scappa”, che può stimolare eccessivamente il cervello e causare annebbiamento mentale.” (cit. dal volume Professional Organizing, istruzioni per l’uso).
“Nella vostra vita quotidiana, quante volte sentite dire: ‘Non ho tempo per… ho troppe cose da fare…’? Viviamo in un affanno collettivo che va affrontato e gestito. L’organizzazione degli spazi e del tempo aiuta davvero a vivere meglio,” spiega Mantovani.
“Anche se nessuno ha la bacchetta magica – affermano le P.O. – alcuni semplici trucchi possono aiutarci a ridurre il carico mentale, alleggerire la vita quotidiana ed essere meno oppressi dal multitasking”.
Dalla disconnessione al decluttering: alcuni consigli dalle professional organizer

Procopio e Mantovani professional organizer
Partiamo da uno dei gesti più frequenti della giornata: lo scroll del telefono. Il workshop ha esordito cosi, le due P.O. hanno proposto un esercizio pratico utilizzando un simbolo del disordine domestico: il calzino spaiato.
Il trucco? Infilarci dentro lo smartphone, per creare una barriera fisica e mentale tra noi e il mondo digitale. Alcuni partecipanti hanno testato in diretta questa tecnica, riuscendo a seguire l’incontro senza cedere alla tentazione di controllare continuamente le notifiche. Il calzino spaiato ha trovato così una nuova vita come antidoto all’ iperconnessione.
Anche l’ordine negli armadi è una sfida comune. Un metodo efficace per evitare l’accumulo, consigliano le P.O., è dividere i capi in quattro categorie:
“Capi 10 e lode” (quelli che amiamo e usiamo regolarmente).
“Riparo o sostituisco” (quelli che necessitano di un ritocco).
“Vendo, regalo o modifico” (quelli che non usiamo più ma possono avere una seconda vita).
“Elimino” (quelli che non ci servono più).
E se non riusciamo a separarci dai vestiti? Proviamo il trucco della gruccia capovolta: appendiamo i capi con la gruccia al contrario e, ogni volta che indossiamo un capo, lo riponiamo nel verso giusto. Alla fine della stagione, i vestiti ancora appesi con la gruccia capovolta saranno quelli che non abbiamo mai usato. Un metodo semplice e visivo per capire cosa eliminare!
Anche la giornata lavorativa può iniziare in modo più organizzato: “La vostra giornata lavorativa inizia la sera prima”, suggeriscono le esperte. Preparare i vestiti, organizzare lo zaino dei bambini e pianificare le attività lavorative del giorno dopo, aiuta non solo a risparmiare tempo al mattino, ma anche a dormire meglio.
Il lato psicologico del disordine

Intervento della psicologa Grassi foto credits Enrico Zermani
In una società consumistica che ci spinge all’acquisto continuo, siamo tutti accumulatori e potenziali disorganizzati cronici?
“Le persone che acquistano in modo compulsivo oggetti inutili o in serie, di cui non hanno un reale bisogno, manifestano un comportamento che può avere radici psicologiche profonde,” spiega la psicologa Grassi, partendo da ciò che fa la differenza tra atteggiamento patologico e non.
Un passaggio essenziale anche per capire fin dove si spinge la figura di un professional organizer. La disorganizzazione cronica non è una patologia e non è una diagnosi medica. Altro è invece il disturbo da accumulo, che può portare a situazioni gravi di invivibilità per i soggetti che ne soffrono e richiede un percorso di diagnosi e terapia clinica seguita da un medico specializzato. Il PO in questi casi può collaborare affiancando gli esperti, psichiatra o psicoterapeuta.
E a proposito di accumulo, una domanda spontanea è emersa, vista la location del workshop, il Museo Cinese, dov’è il confine tra collezionismo e accumulo?
“La differenza tra collezionismo e accumulo sta proprio nel piacere che il primo genera, mentre il secondo è un comportamento inconsapevole, spesso legato a insicurezze profonde”, ha spiegato al pubblico la Grassi mettendo in guardia in generale sulle ossessioni, che possono manifestarsi anche in senso opposto: «Anche un’eccessiva attenzione per l’ordine e la pulizia possono essere segnali di un Disturbo Ossessivo Compulsivo – prosegue -. Quando insorgono segnali patologici bisogna intervenire, già in fase adolescenziale in modo precoce. La salute mentale dovrebbe essere considerata alla pari di quella fisica: come si va dal dentista o dall’oculista, così si dovrebbe consultare uno psicologo quando necessario. Eppure, c’è ancora un tabù che frena molte persone dal chiedere aiuto”.
C’È DAVVERO BISOGNO DI PROFESSIONAL ORGANIZING?
“Perchè nascono le nuove professioni?Di solito perchè devono dare risposta ad un bisogno”. Il Professional Organizing, che negli Stati Uniti è nato negli anni novanta, ha compiuto i suoi primi passi nel 2013 a Faenza, quando è nata APOI, l’associazione dei P.O. italiani, e si è consolidato a livello normativo con la Legge n. 4 del 14 gennaio 2013.
Sebbene non esista un albo professionale, i P.O. possono ottenere una certificazione tramite percorsi formativi qualificanti. Una figura brain friendly, strettamente legata alla complessità della vita moderna che porta le persone alla ricerca continua di equilibrio e benessere, al bisogno di una “gestione sostenibile di tutte le proprie risorse”, domestiche, finanziarie, lavorative, relazionali, personali.
Il workshop “Organizzati, si vive e lavora meglio” ha preso spunto proprio da un manuale di cui sono coautrici le due P.O. presenti al workshop (nella foto): Professional Organizing, istruzioni per l’uso. Un libro pensato per chi vuole capire meglio come l’organizzazione nella vita personale e professionale possa incidere meglio nella propria qualità di vita , ma anche per chi vuole avvicinarsi a questa professione.
Il libro parte da un glossario di base, dove emergono alcune parole chiave: workation; burnout; decluttering; downsizing; kakebo; work life balance. Per citarne una più nel dettaglio, scegliamo frog, rappresenta la procastinazione: la cosa che non abbiamo voglia di fare ma che una volta fatta ci fa tirare un sospiro di sollievo!
Il volume spiega bene cosa fa e non fa il PO, riportando casi pratici tratti dall’esperienza delle tre autrici. Una casistica ampia, che va dall’organizzazione di un trasloco alla mamma multitasking in periodo Covid, con 5 figli ed un marito con lavoro full time, che chiede aiuto: “ho la casa nel caos”. Ripristinare l’equilibrio passando dall’organizzazione degli spazi e la gestione delle faccende domestiche è un tipico caso di intervento dei P.O. Ma si spazia anche su richieste di anziani, che si ritrovano a vivere case troppo grandi con necessità di rendere gli spazi più alla loro portata, alla gestione del lutto. Nei casi studio, anche l’intervento del professional organizer in un’ associazione di volontariato in ambito oncologico ed in una scuola secondaria di primo grado per allenare le abilità organizzative degli studenti.
Una proiezione auspicata, invece, dalle autrici del libro: l’introduzione di una consulenza del P.O. anche nei programmi di welfare aziendale per organizzare al meglio l’ambiente di lavoro per i dipendenti.
Infine, un dato: l’attività di professional organizing in Italia coinvolge al momento soprattutto le donne. Sarà una questione di maggior propensione alla cura e all’organizzazione? Di intuizione femminile di un bisogno sociale? Non è un caso, forse, che il mestiere sia nato in modo informale, prima negli Stati Uniti, in “un salotto” tra donne che hanno iniziato a scambiarsi consigli sulla gestione della casa; poi, anche in Italia da un gruppo di pioniere emiliano romagnole. Fatto sta che degli attuali 130 iscritti ad APOI, solo 4 sono uomini.
Ad oggi una buona opportunità al femminile, per chi vuole intraprendere una professione nuova e fare rete con altre donne impegnate in questo campo.
Buona lettura!
WRITTEN BY

Rosaria Frisina, giornalista, web content editor. Ha alle spalle un’esperienza ventennale nel mondo della comunicazione e dell’informazione, con particolare attenzione ai temi socio sanitari, collabora da freelance con testate e agenzie.
Ama raccontare storie, la scrittura è la sua passione, l’informazione e la cura dei contenuti l’anima del suo lavoro.
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