Donne allo specchio, a Palazzo Bossi Bocchi

una mostra sull’emancipazione femminile attraverso la moda. in esposizione: Disegni, dipinti, manifesti, riviste. Anche eventi collaterali. fino al 25 maggio


Taglio del nastro

 “Donne allo Specchio. Eleganza, emancipazione e lavoro nella moda tra ‘800 e ‘900”, è la mostra che Fondazione Cariparma ha inaugurato nelle sale di Palazzo Bossi Bocchi in occasione della Giornata Internazionale dei diritti delle donne.

Un percorso espositivo multisensoriale dedicato alla moda e ai diversi ruoli della donna in questo particolare periodo storico.

Attraverso un viaggio nel mondo della moda – intesa non solo come un fenomeno estetico ma anche come un sistema di produzione manifatturiera e industriale – la mostra ha l’obiettivo di mettere in luce il progressivo e lento processo di emancipazione della donna e i cambiamenti di costume che ne sono scaturiti.

L’esposizione, aperta fino al 25 maggio, si snoda lungo cinque spazi in cui sono allestite le opere:

dipinti e disegni, tra cui opere di Giovanni Boldini, Pompeo Mariani e Ambrogio Antonio Alciati, appartenenti alla Collezione Bruson di Fondazione Cariparma;

manifesti pubblicitari, riviste di settore italiane e francesi;

cataloghi di moda, abiti e accessori originali dell’epoca.

Per la prima volta le opere in mostra sono accompagnate da didascalie interattive, curatoriali e tematiche, dedicate ai più piccoli, tattili e olfattive.

Manifattura, industrializzazione e lavoro femminile sono alla base della storia della moda in Italia, e anche Parma ha significative vicende da raccontare. – ha commentato Franco Magnani, presidente di Fondazione CariparmaTra opulenza e invisibilità in questa mostra abbiamo voluto mettere in evidenza il dualismo nascosto dietro la creazione di oggetti alla moda, testimonianza non solo dei cambiamenti nei costumi ma anche della lotta per i diritti e del percorso di accettazione sociale delle donne”.

 

IL PERCORSO ESPOSITIVO

Alla fine dell’Ottocento si registrano, su scala nazionale, circa un milione e mezzo di donne lavoratrici nell’industria tessile, nella produzione di biancheria, nelle stirerie e nel commercio della moda. Anche Parma riflette questa dinamica, illustrata in apertura della mostra con una panoramica sul settore tessile parmense e sulla produzione di busti per signora di cui si possono ammirare alcuni esempi esposti, curata dall’Archivio Storico del Comune di Parma.

Tale attività, che raggiunge il suo apice agli inizi del secolo sarà segnata, nel 1907, dal primo sciopero delle bustaie di Parma che, guidate da Alceste De Ambris, segretario della Camera del Lavoro, si ribellarono ai salari inadeguati e alle condizioni di lavoro insopportabili e portarono alla sospensione della produzione di busti per cinquanta giorni.

Nello stesso periodo, Parma vanta anche una consolidata tradizione nell’industria profumiera all’interno della quale le donne furono impiegate in diverse fasi della produzione. La “Violetta di Parma”, la “Duchessa di Parma” e “Acqua di Parma” sono le fragranze più celebri dei marchi Borsari e OPSO (Officina Parmense Sostanze Odorose) che si imposero nel settore profumiero.

Nel panorama nazionale la produzione di merletti è un’altra importante manifattura che vede la manodopera femminile protagonista. La mostra ne fornisce alcuni spunti anche grazie alla collaborazione con il Museo del Merletto di Burano.

Il percorso espositivo prosegue con un approfondimento sulla borghesia ottocentesca, la nuova classe emergente che, grazie allo sviluppo economico, utilizza la moda come espressione del proprio successo. La donna di questi anni ha un ruolo ancora subordinato alla figura maschile; stretti busti e gonne vaporose, abiti elaborati e difficili da portare sanciscono il confinamento della donna nella dimensione domestica. Una condizione che si riflette anche nell’arte dell’epoca come si evince dai ritratti di Boldini e Bocchi in mostra, ma anche dagli abiti, dai corpetti e dai busti esposti, in prestito dalla Collezione abiti antichi di Camilla Colombo.

Il desiderio di distinzione della nuova classe borghese, che ricerca l’eleganza a costi accessibili, determina una profonda trasformazione dei modelli di consumo nelle città europee dove sorgono i primi grandi magazzini, templi innovativi del commercio. Questi nuovi spazi commerciali non si limitano alla semplice vendita, ma offrono al pubblico un’esperienza immersiva. Le strategie promozionali si fanno sempre più innovative: i cataloghi illustrati permettono di sfogliare comodamente da casa le ultime novità, i grandi manifesti pubblicitari colorano le città, mentre le inserzioni pubblicitarie sui quotidiani e sui periodici femminili amplificano il desiderio, facendo leva sulle aspirazioni della nuova clientela. Con il progressivo aumento dell’alfabetizzazione femminile, infatti, prende piede il giornalismo di moda – a cui è dedicata un’intera sala espositiva dove è possibile sfogliare riviste femminili italiane e francesi, fra cui Margherita. Giornale delle Signore Italiane, e cataloghi di moda, in versione digitale attraverso uno schermo touchscreen.

Nell’ultima parte espositiva la mostra si sofferma sull’inizio del nuovo secolo che segna l’avvio di un lento ma progressivo processo di emancipazione femminile con la donna nuova protagonista degli spazi pubblici del divertimento – come caffè, casinò e teatri – prima riservati al solo pubblico maschile.

Le attrici, protagoniste anche di alcuni disegni in mostra, sono le nuove muse ispiratrici della moda femminile.

La bellezza e l’eleganza diventano espressione di un nuovo protagonismo femminile. I dipinti di Boldini, Mariani, Alciati e De Strobel, testimoni di questa nuova tendenza, sono accompagnati da didascalie di approfondimento, tattili e olfattive studiate in collaborazione con Mouillettes & Co e Cartongraf che aiutano il visitatore a meglio comprendere il clima dell’epoca.

Con lo scoppio della Grande Guerra la donna acquisisce una nuova autonomia e inizia a ricoprire un ruolo attivo nella società. Le tendenze degli anni ‘20 e ‘30 del Novecento rispecchiano quindi la nuova figura femminile che lavora, fa sport e guida l’automobile, e che abbandona quindi il busto per indossare abiti dalle linee dritte, copricapi sobri e minimali e tagli di capelli corti, nuovo simbolo della donna indipendente e audace.

 

 

OCCHIO AGLI ORARI!

martedì e giovedì 15.30/18.00sabato e domenica 10.00/12.30; 15.30/18.00

chiuso domenica 20 aprile e giovedì 1 maggio

Info e prenotazioni: guide@fondazionecrp.it

www.fondazionecrp.it

ingresso gratuito

 

 

 

 

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Fonte Ufficio Stampa Fondazione Cariparma

 


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