No alla vittimizzazione secondaria

La definizione esatta è “vittimizzazione secondaria”: costringere la vittima a rivivere ciò che ha subito, obbligarla a continuare un incubo reale, a essere gettata in pasto.
Vale per la stampa (qui sotto), vale nei processi, vale nella politica, vale sui social.  Nessuna e nessuno di noi dovrebbe permettersi di diventare arma, di arrogarsi il diritto di allargare una ferità già indicibile, di utilizzare una vittima per uno scopo: non ne esiste nemmeno uno che sia lecito o giustificabile. Nemmeno uno.
Ci sono testate che si sono viste offrire quel video in anteprima, altre che hanno avuto la possibilità di pubblicarlo durante la circolazione, ed hanno detto no. Un eticissimo no. Un no ragionato, anche solo mettendosi nei panni di chi non poteva scegliere.
Ecco: con un passo in più, raccontando in prima pagina il perché di quel no, avrebbero potuto restituire un senso di impegno, di grande consapevolezza e un’ aggiunta di orgoglio di testata anche a chi lì scrive e lavora. E fare un grande dono a lettori e lettrici: quello di affiancarsi alla loro sensibilità e/o quello di favorire una grande riflessione. Purtroppo ne capiteranno ancora di cronache e occasioni in cui i giornali, le tv e i siti d’informazione (ripeto : informazione) potranno scegliere di dire no a una rivittimizzazione. La speranza è che d’ora in poi lo facciano apertamente, sfacciatamente al fianco di chi è già sufficientemente vittima. Per far sentire forte la voce di chi non cede alla disumanità e alla indifferenza.
Qui sotto la stampa, appunto.

“Bologna, 22 agosto 2022, il Consiglio Regionale Ordine dei Giornalisti Emilia – Romagna

La pubblicazione del video dello stupro di Piacenza, anche se successivamente rimosso, è di una gravità inaudita, inaccettabile dal punto di vista professionale e umano, contraria alle norme deontologiche alla base della professione giornalistica.
Alle fondamenta della deontologia giornalistica c’è il rispetto della persona e delle vittime, per questo la pubblicazione  di quel video è scorretta sotto ogni punto di vista.
Non c’è clic che possa valere più della tutela della vittima, non c’è giornalismo se non c’è rispetto della deontologia.

L’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia-Romagna, pur se al momento non risultano coinvolti giornalisti e testate della regione, sta vigilando sulle pubblicazioni del video dello stupro di  Piacenza e segnalerà eventuali violazioni agli organi disciplinari competenti per territorio.

 

 

WRITTEN BY 

Chiara Cacciani, giornalista professionista presso la Gazzetta di Parma, attenta osservatrice delle politiche di genere e del fenomeno della violenza contro le donne.
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