RITRATTI/Francesca Bocchia, fotografa

Dinamicità, elasticità e creatività e, soprattutto eleganza nel raccontare la realtà, quella di tutti i giorni e per fermare i momenti: per Francesca Bocchia, 42 anni, la fotografia è questo e molto di più: “È testimonianza, è verità”.

COME NASCE LA TUA ATTIVITÀ?
La mia passione per la fotografia nasce quando avevo solo otto anni, mi è stata trasferita da mio zio. È da sempre parte integrante della mia vita: sono cresciuta tra le sue immagini e diapositive, in particolare quelle dei viaggi. Ovviamente ho cominciato nell’era analogica, quando la fotografia era ancora legata al rullino, non esistevano i cellulari e selfie, da un certo punto di vista un’altra epoca. Subito dopo il diploma, ho iniziato la professione da geometra, poi ho avuto Giulio, che oggi ha 10 anni; in quel momento sono arrivata a dare voce e corpo alla mia più grande passione; mi sono impegnata molto per formarmi sia da autodidatta, sia partecipando a corsi di formazione e training; così ho dato avvio alla mia attività da fotografa freelance.

QUALI SONO I TUOI AMBITI?
Mi piace occuparmi di ambiti diversi, dalle aziende alle cerimonie, dalle manifestazioni culturali agli eventi, dal food all’arredo, e, in particolare, di fotogiornalismo. Quando ho cominciato a dedicarmi alla fotografia a tempo pieno, sono partita proprio da qui: ho iniziato a collaborare con il quotidiano la Gazzetta dell’Emilia, e grazie alla fiducia del direttore, Lamberto Colla, ho realizzato il mio sogno; da quel momento non ho più smesso. Mi piace molto questa professione perché ti permette di creare relazioni, di conoscere ambiti differenti, di unire arte e realtà.

UN TUO SUCCESSO…?
Diciamo che non riesco ad indentificare un successo in particolare…nella mia professione ogni progetto che porto avanti lo considero molto importante, una parte di me. Posso dire che il reportage fotografico completo che ho realizzato nel 2019, e che continua ancora oggi, insieme al collega Giuseppe Bigliardi della Chiesa di Francesco del Prato è stato davvero emozionate e mi ha dato enormi soddisfazioni.

QUANTO CONTA OGGI L’IMMAGINE?
Tanto, e troppo spesso in modo sbagliato. Il cellulare e i social hanno cambiato la percezione della nostra immagine. Molte persone vivono costantemente esposte, postano in continuazione momenti personali della propria vita. Potremmo dire che l’ego si alimenta nell’ostentazione dell’immagine postata. Non è questa l’immagine in cui credo, anzi! Spero in un’inversione di tendenza che ci porti ad essere più responsabili e consapevoli nell’uso anche delle fotografie, sia come professionisti sia come individui.

QUALI SONO I VALORI CHE DOVREBBERO TRASMETTERE L’IMMAGINE?
L’immagine ha il compito di riportare educazione, rispetto e in un certo senso eleganza, anche alla luce dell’importante ruolo che svolge oggi soprattutto tra i più giovani. Per me la fotografia è prima di tutto relazione umana e testimonianza, e questo senso della verità non deve mai essere perso in nome della vanità.

NELLA FOTOGRAFIA LA DIFFERENZA DI GENERE SI SENTE?
In base alla mia esperienza personale, posso dire di no. Non ho mai avuto la sensazione di essere tratta in modo diverso perché sono donna; credo che nel mondo della fotografia questo problema non sia presente come in altre realtà. Ricordo la prima esperienza di lavoro come geometra, quando mi vedevano arrivare e scoprivano che ero una donna, erano tutti straniti. Certo stiamo facendo progressi, ma la strada per raggiungere la parità di genere è ancora lunga.

CI SONO DELLE CARATTERISTICHE FEMMINILI CHE TI PERMETTONO DI FARE LA DIFFERENZA NEL TUO LAVORO?
Non ne faccio mai una differenza di genere, soprattutto nel lavoro. Se posso trovare un elemento di differenza è che le donne sono portare a gestire più situazioni contemporaneamente. Ad esempio, nel mio caso, che amo essere dinamica ed elastica, rispetto ad altri colleghi molto più specifici, questa capacità di passare da un elemento all’altro, connettere elementi diversi, è fondamentale.

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