FELICITÀ FORMOSA, la community curvy contro gli stereotipi
Si chiama Felicità Formosa, la community nata nel 2019 per portare a Parma eventi curvy. Ad idearla, Beatrice Coccioli e Valentina Parenti, in occasione di una pizzata fucsia, con l’obiettivo di favorire i legami e regalare leggerezza. Oggi sono 40 le donne, da tutta Italia, che hanno permesso al gruppo di maturare e crescere, finendo per costituire un’unica grande famiglia. Valentina e Beatrice, da semplice duo, sono diventate un punto di riferimento per chi è alla ricerca di ambienti positivi e inclusivi in cui potersi esprimere.
Felicità Formosa, perché questo nome?
“Lo abbiamo scelto perché essere felici nelle proprie forme e nel proprio corpo è la chiave di tutto. Ognuna di noi nel corso della propria vita ha dovuto affrontare molte difficoltà e porta ancora i segni di quei dolori. Spesso queste ferite costringono inconsciamente a trascurare, a dimenticare o nascondere il proprio io…Vogliamo che quella luce torni a brillare e lo facciamo regalando momenti di svago e spensieratezza”.
In che modo?
“Organizziamo diversi eventi, tutti senza scopo di lucro, ma che hanno alla base il concetto di inclusione e di accettazione. Le sfilate possono aiutare a vincere la paura del pubblico e del giudizio esterno, gli shooting possono far luce proprio su quelle imperfezioni e unicità che caratterizzano una persona. Vorremmo poter arrivare alle scuole in futuro, sensibilizzare, educare alla bellezza e alla diversità”.
C’è stato un progetto che vi è rimasto nel cuore?
Valentina: “Sicuramente il calendario 2023 “Tutte le forme della Bellezza”. È un’iniziativa con la quale abbiamo voluto promuovere tutte le tipologie di corpo, andando ad abbattere pregiudizi e stereotipi. È stata una giornata di shooting molto impegnativa ma divertente, associata alla gastronomia parmigiana e all’ironia del dialetto di “Io parlo parmigiano”. Attraverso la vendita di numerose copie del calendario siamo riuscite a donare 1400€ al reparto oncologico di Parma, un bellissimo traguardo per una causa che ci sta molto a cuore”.
Le vostre sono attività anche di aggregazione e conoscenza, c’è forte solidarietà nel gruppo?
Beatrice: “Sì, è un gruppo bellissimo e sempre in crescita, pronto ad aiutarsi e a consultarsi, non c’è invidia e non c’è falsità. Vedere nei loro occhi la soddisfazione durante un evento è veramente meraviglioso. In più, la nostra complicità non è confinata solamente ai progetti, sono nate delle vere e proprie amicizie che esistono ogni giorno”.
È capitato di sentire commenti negativi sulle ragazze o riceverne voi stesse durante un vostro evento?
Beatrice: “Se devo essere sincera, non ci ho mai fatto caso, sono sempre solo molto attenta a quello che stiamo vivendo, è un po’ come se tutto il resto non esistesse. Ricordo però una sfilata, non organizzata da noi, alla quale avevo partecipato quando ancora non conoscevo Valentina. Lì mi stavo sentendo finalmente bene perché ero parte di un qualcosa che mi piaceva molto, ma alcuni sguardi attorno a me dicevano tutt’altro e si leggeva nei loro occhi la disapprovazione. Non è stato bello.”
Cosa significa per una donna curvy vivere in una società che ostenta la perfezione?
Valentina: “È come se fossimo costantemente sotto esame: bisogna uscire truccate, con i capelli in ordine, eleganti e in molti contesti lavorativi non è possibile presentarsi al naturale. Pensiamo al body shape (pera, mela, triangolo o clessidra) e l’armocromia, non fanno altro che alimentare un ragionamento del tipo “per sembrare più bella ed attraente”, e più magra diciamolo, “mi devo vestire in un certo modo”. La verità è che dovremmo semplicemente indossare quello che ci fa stare bene”.
Beatrice: “Sono d’accordo. Si vive sempre con l’ansia di essere giudicate, lo specchio è il tuo peggior nemico e gli altri corpi sono sempre migliori del tuo. Devi cercare quel vestito, quel taglio di capelli o quel trucco che ti faccia stare bene, nonostante ciò capita spesso di sentirti sola, è sufficiente poi uscire di casa per crollare”.
Perché è ancora così difficile neutralizzare alcuni stereotipi?
Valentina: “Diciamo che siamo cresciuti con preconcetti culturali che fanno parte di noi, sono insiti nella nostra educazione. Fin da bambini siamo abituati ad ascoltare i giudizi verso gli altri o verso noi stessi e questo ci insegna che è sempre giusto dare un’opinione. Per esempio, è ancora molto diffuso lo stereotipo della donna curvy come donna grassa perché mangia molto; è estremamente riduttivo. Vi sono tante patologie che rallentano il metabolismo a prescindere dal cibo e a volte non è facile trovare la strada giusta”.
Quanto influiscono i social networks?
Valentina: “Sui social si può trovare di tutto ma spesso si vede solo il lato felice. È un po’ una bacheca interattiva di ricerca sugli outfit e sulle tendenze, questo può essere utile e stressante allo stesso tempo. Un’abitudine che non mi piace, per esempio, è l’utilizzo di quei filtri che ci allontanano dalla realtà e alterano la percezione di noi stessi. Per chi è in lotta con sé stesso, il filtro o i social non sono un aiuto, anzi, sono deleteri”.
Beatrice: “I social vengono ormai utilizzati da tutti, specialmente dai giovanissimi, ed è per questo che si dovrebbe diffondere una cultura che non punta esclusivamente alla perfezione e alla valorizzazione dei corpi magri, ma anche a tutto quello che gira intorno al mondo curvy. Una bambina o ragazza, come potevo essere io qualche anno fa, potrebbe ricevere conforto e non si troverebbe a lottare continuamente contro se stessa”.
Lavorare nel settore della moda in Italia…che difficoltà incontra una donna curvy?
Valentina: “Le passerelle dell’alta moda e le fashion week sono soprattutto per corpi snelli e longilinei. Il nostro è un mondo quasi parallelo, ci sono agenzie inclusive ma sono veramente pochissime. Non è un segreto, basta semplicemente guardare la televisione e le sfilate di firme importanti, lì le modelle formose sono quasi assenti. Rispetto ad altri paesi, sono rare le donne curvy che vengono riconosciute come tali e remunerate per il loro lavoro da indossatrice professionista. C’è ancora molto lavoro da fare da parte dei media, della moda e soprattutto della società”.
WRITTEN BY
Melanie Passamonti, studentessa di Giornalismo, Cultura Editoriale e Comunicazione Multimediale. Appassionata di fotografia e scrittura, attenta alle tematiche sociali e ambientali. Sogna di realizzarsi nel mondo radio-televisivo