Esistere liberamente anche attraverso la moda

Le donne come protagoniste invisibili della produzione manifatturiera e industriale tra  ‘800 e ‘900  – Palazzo Bossi Bocchi


La moda femminile che ha caratterizzato il periodo compreso tra l’Otto e il Novecento non può essere interpretata esclusivamente come un fenomeno estetico, ma piuttosto come un sistema intrinsecamente legato al ruolo delle donne all’interno della società, sia come consumatrici di lusso, sia come protagoniste invisibili della produzione manifatturiera e industriale.

Questi i temi trattati dalla mostra “Donne allo Specchio. Eleganza, emancipazione e lavoro nella moda tra 800 e 900” a Parma – Palazzo Bossi Bocchi – dall’8 marzo al 25 maggio 2025.

Nell’Ottocento, con l’affermarsi della classe borghese, l’abbigliamento diventa un elemento fondamentale per esprimere lo status e il ruolo dell’individuo. La moda femminile si complica e si fa sempre più costrittiva: gli abiti elaborati e difficili da portare esaltano la figura femminile con rigidi corsetti e ampie gonne, enfatizzando un ideale di donna che non lavora.

All’inizio del ‘900, il progresso tecnologico, l’industrializzazione e l’avvento dell’elettricità sanciscono un periodo di grande benessere e ottimismo che si ripercuote anche nell’ambito della moda. Le donne iniziano un lento ma progressivo percorso di emancipazione. Sempre più attive nella vita sociale e mondana, frequentano teatri, café e altri luoghi di ritrovo nei quali esibire il proprio status sociale.

Gli abiti da sera, scollati, senza maniche e spesso con strascico, impreziositi da paillettes, pizzi, merletti e perline, sono espressione di un nuovo protagonismo femminile come testimoniato dai ritratti di signora di Giovanni Boldini e Pompeo Mariani conservati nelle Collezioni d’arte di Fondazione Cariparma.

La lotta contro il busto si fa sempre più accesa e nel 1895 la moda si libera finalmente della tortura dello “schiacciaventre”. Il busto non scompare del tutto ma si modifica, rimanendo allentato sullo stomaco per consentire la normale respirazione.

Con l’avvento della macchina e il maggior uso della bicicletta, si impongono abiti sempre più semplici e funzionali, bandendo ogni eccesso di decorazione. Un numero sempre maggiore di donne, a partire dal desiderio di esistere liberamente in un mondo non di soli uomini, agisce pratiche ed elabora riflessioni che hanno progressivamente sancito la fine del patriarcato.
Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale vede l’ingresso delle donne nei posti di lavoro lasciati dagli uomini, costretti a combattere al fronte. La necessità di un guardaroba pratico e funzionale fa sì che la moda acceleri quella tendenza già avviata a privilegiare abiti comodi e sempre meno costrittivi: gli orli delle gonne si accorciano, mentre si ammorbidiscono le strutture delle giacche per consentire movimenti più agevoli durante il lavoro. Il clima di guerra impone un abbigliamento sobrio e austero, ispirato alle divise militari e realizzato con i pochi tessuti a disposizione, come il jersey con cui nel 1916 Coco Chanel cuce tailleurs modellabili, comodi ed economici.  La donna acquista una nuova consapevolezza di sé ed una grandissima autonomia.

 

 

 

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