Chi sono Maschi che si immischiano?
Un anno terribile, ricorda Cesare: “Ci siamo trovati di fronte ad un’emergenza tutta parmigiana relativa all’aumento di femminicidi, stupri, aggressioni, molestie. Potremmo dire che Parma all’epoca era la capitale italiana della violenza di genere, considerando il rapporto tra numero di abitanti di città e provincia e la quantità di drammatici e tragici episodi.”
Contrastare le mentalità patriarcali e qualsiasi forma di violenza nei confronti delle donne; promuovere una riflessione individuale e collettiva tra i maschi sul proprio modo di essere uomini, compagni, padri; sensibilizzare sul linguaggio, contro le espressioni sessiste e discriminatorie. Sono alcuni degli obiettivi che si leggono nello statuto dell’associazione.
Come è nata l’idea di Maschi che si immischiano?
“L’idea di formare un gruppo di uomini che scendessero in campo, per stare al fianco delle donne e non rimanere a guardare, venne a Stefano Fornari, che coinvolse anche una donna, Chiara Cacciani, che è la nostra punta di diamante. Oggi siamo sette soci: Alvaro Gafaro, Gabriele Balestrazzi, Marco Deriu, Stefano Fornari, Stefano Zanzucchi, io e, appunto, Chiara.”
In cosa vi immischiate?
“Proviamo a immischiarci quando sentiamo sia necessaria la voce di noi maschi. La prima azione fu immischiarci, con tanti uomini, nel corteo del 25 Novembre, quello tutto femminile organizzato dal Centro Antiviolenza di Parma. Abbiamo fatto diverse iniziative in questi anni, facendo campagne col Comune di Parma, con le Zebre Rugby, Colorno Rugby, col Parma Calcio e coi suoi tifosi, con spettacoli teatrali, manifesti, partecipato a dibattiti e a mostre assieme ad altre belle realtà del territorio. Poi corsi di formazione con alcune società sportive come l’Audace e con aziende sensibili e attente all’argomento. Cerchiamo un dialogo con tutti coloro che possono contribuire a sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema purtroppo costantemente urgente. Proviamo a smontare stereotipi, a utilizzare il giusto linguaggio, le parole adatte. I luoghi comuni sono distruttivi per la dignità di donne e uomini, di conseguenza per un cammino comune”.
Coinvolgete anche le scuole?
“Sì. Nelle scuole superiori è straordinario scoprire l’attenzione dei giovani, i loro dubbi, i problemi, spesso le loro difficoltà proprio in famiglia o con gli amici, durante i nostri incontri si aprono molto ed escono spunti interessanti, talvolta anche preoccupanti, ma siamo qui per questo, sempre con la massima umiltà e la voglia di ascoltare più che di insegnare. Semmai impariamo noi. “
A Parma c’è un tessuto sociale e culturale tra i giovani maschi sul quale si può lavorare?
“Siamo felici che siano in aumento i giovani maschi che partecipano attivamente alle assemblee nelle scuole. Anche con polemiche e dibattiti accesi, tutto serve a costruire un dialogo. Escono anche episodi delicati, irrisolti nelle famiglie di studentesse e studenti. Nei luoghi di lavoro o più genericamente in quelli di aggregazione, è un po’ più difficile, ma siamo sucloni, come si dice a Parma”.
Violenza sulle donne, “il problema siamo noi” , come si può promuovere questa consapevolezza?
“Abbiamo coniato questo slogan per tentare di far capire che davvero il problema siamo noi: noi uomini. Finché non ne saremo tutti consapevoli, la strada sarà sempre in salita. Tuttavia stiamo raccogliendo esperienze maschili edificanti, per cui andiamo avanti su questa strada. Il problema principale sono le forme di controllo e di dipendenza che si instaurano dentro le relazioni.”
Ci sono elementi ricorrenti nella violenza sulle donne?
“L’elemento ricorrente di ricerche compiute da sociologi è la difficoltà degli uomini a fare i conti con situazioni di conflitto e di gestione delle relazioni tra i sessi. Buona parte dei reati, dal più grave al minore (che minore non è mai) è causata dall’uso di vari tipi di armi, che non richiedono forza fisica, ma raccontano di una cultura che rende familiare agli uomini l’uso di questi strumenti di offesa fisica e anche psicologica nel caso della prepotenza, delle percosse, delle parole utilizzate, dal tono di voce.”
Un caso come il sindaco Bandecchi, come lo commentereste?
“In questo caso rispondo personalmente. L’episodio è gravissimo e chi lo ha commesso rappresenta una città. Potrei rispondere che è un sindaco e finirla qui. Mi sembra esaustivo. Poi però penso che il problema non sia soltanto lui, ma chi lo ha votato. Probabilmente (mi spingo a dire certamente) è stato votato proprio perché lui è così. C’è ancora tanto lavoro da fare, su di noi. Bandecchi raccoglie i suoi frutti. Lascio giudicare ad altri se si tratta di frutta fresca o marcia. Diciamo che io la scarterei.”
Come siete stati accolti dalla rete delle associazioni femminili, c’è voglia di collaborare o diffidenza?
“Essendo rimasti sempre un passo indietro rispetto alle associazioni femminili, siamo stati e siamo accolti bene. Riconoscono il nostro ruolo e sanno che ci muoviamo coi piedi di piombo prima di qualsiasi iniziativa, prima di stampare uno slogan o prima di parlare in pubblico. Ci confrontiamo anche sulle virgole. È un’attenzione fondamentale per conoscere noi stessi e migliorarci. È capitato di chiedere aiuto ad alcune associazioni proprio perché è un cordone femmine-maschi che non va spezzato, ci perderemmo tutti e soprattutto ne andrebbe della crescita della nostra comunità, pur nella consapevolezza di non avere bacchette magiche e di avere molti limiti.”
Progetti in cantiere per il 2024?
“Il cantiere è costantemente attivo ,nonostante l’aumento dei nostri impegni privati. Piano piano li scoprirete”.
* Cesare Pastarini scrive sulla Gazzetta di Parma, il giornale in cui lavora da 35 anni, è autore dei libri “Parma Rock”, il primo volume nella storia della città sui gruppi musicali di Parma e provincia; l’audiolibro benefico “Il papà delle favole” a favore di Noi per loro / Oncoematologia pediatrica dell’ospedale Maggiore di Parma; con l’illustratrice Roberta Ferretti “Illustri conosciuti – 39 italiani del ‘900”. Co-fondatore della associazione Maschi che si immischiano, nata a Parma contro la violenza sulle donne. La lunga attività di volontariato in una comunità per minori gli ha donato empatia coi giovani, anche per questo tiene incontri nelle scuole su vari argomenti. Premiato all’Università di Pavia come Uomo Illuminato 2016, nella primavera 2019 ha ricevuto a Montecitorio il Premio Pandora; nel 2021 sono usciti i suoi libri “Ti prendo in parola” (il denaro raccolto è andato totalmente a persone sorde e persone cieche) e con Alessia Leporati “Oh no! Di nuovo qui?”, storie di persone con problemi di dipendenza e che per questo frequentano il Drop-in di Parma.