RITRATTI/Aurora Propato

di Francesca Costi

Sedici anni da compiere tra poco, studentessa dell’Itis Galilei di San Secondo e capitana del Montanara Calcio Femminile, Aurora Propato ci ha raccontato la sua passione per questo sport, fino a poco tempo fa roccaforte prettamente maschile, ma che negli ultimi anni sta raccogliendo sempre più consenso anche tra le ragazze.

Come hai iniziato a giocare a calcio?

“In famiglia i miei due fratelli e mio padre hanno sempre giocato a calcio, lo abbiamo nel sangue. Fin da piccola ho cominciato a tirar calci a un pallone, anche solo con i miei fratelli, ma non avevo mai voluto praticarlo perché mi vergognavo di giocare con i maschi e quindi ho fatto altri sport: pallavolo, tennis, atletica, danza, però non mi sono mai trovata bene come adesso col calcio”.

E poi cosa è successo che ti ha spinta a iniziare?

“Mio padre mi ha convita a fare una prova con la squadra del mio paese, Fontanellato, e da quel momento non ho più smesso. Dopo aver fatto tre mesi con i maschi sono stata un periodo al Parma Calcio, ma non mi trovavo bene perché lì erano molto avanti, mentre io avevo iniziato da poco e allora sono venuta qui e ormai sono tre anni che gioco nel Montanara”.

I tuoi coetanei come giudicano questa scelta? Hai mai ricevuto commenti negativi?

“Per molti è una cosa strana perché non vedono molte ragazze giocare a calcio, ma dicono che è una cosa bella che inizi a spopolare il calcio femminile. I miei coetanei sono di mentalità aperta, non ho mai ricevuto commenti negativi”.

Noti differenze tra il calcio maschile e quello femminile?

“I maschi quando giocano sono più fisici, le femmine sono un po’ più tecniche e cercano molto meno il contrasto corpo a corpo ma per il resto non ci sono grandi differenze”.

Tu sei la capitana della squadra, come vivi il tuo ruolo?

“Abbiamo creato un grande gruppo, sono molto orgogliosa del percorso che abbiamo fatto. Stiamo partecipando ad un campionato maschile, non abbiamo un buon posto in classifica ma abbiamo visto grandi risultati in campo in termini di contrasti vinti e palle goal che abbiamo costruito. E’ molto soddisfacente perché con i maschi è più difficile giocare, loro in generale iniziano a praticare calcio da piccolissimi, sono in media molto più abituati e avanti di noi”.

E giocate con maschi della vostra età?

“No, i maschi sono due o tre anni più piccoli. Noi siamo l’unica squadra femminile che gioca in questo campionato. Quando giochiamo contro le femmine vediamo molti più risultati. Recentemente siamo andate a fare un torneo a Luzzara con sei squadre femminili e abbiamo vinto, siamo arrivate prime. Però anche giocare contro i maschi ci forma molto, è sicuramente più difficile ma è anche più gratificante fare un buon punteggio, consideriamo positivo anche un pareggio o perdere con pochi goals di scarto contro di loro”.

Siamo vicini ad una svolta storica nel calcio italiano, Maria Sole Ferrieri Caputi sarà la prima donna arbitro in Serie A. La Caputi ha dichiarato che non vuole essere chiamata arbitra ma arbitro, secondo te la parità di genere passa anche attraverso il linguaggio?

“Secondo me avrebbe senso avere i due termini distinti, però non penso sia strettamente necessario, se ad una persona va bene essere chiamato arbitro è una cosa soggettiva, non è troppo importante”.

Per lo sviluppo del calcio femminile, quali azioni sarebbe necessario mettere in atto?

“Sicuramente fare molta pubblicità, non ci sono molte società che hanno squadre femminili. Per far appassionare le ragazze è necessario organizzare tanti open days. Noi abbiamo già cominciato a farlo, ma anche altre squadre lo stanno facendo, la Juventus Club e la San Leo, ad esempio”.

Il sogno nel cassetto?

“Giocare in un campionato interamente femminile e perché no, vincerlo”.

 

Foto di Fiammetta Mamoli



 

 

 

 

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Francesca Costi, giornalista ed organizzatrice di eventi culturali. Amante dell’arte e del teatro, ha fatto delle sue più grandi passioni un lavoro.

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